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Lettera di Stronati a Renzi su "tassa di licenziamento per il cambio appalto"

Lettera di Stronati a Renzi su "tassa di licenziamento per il cambio appalto" Il Presidente Massimo Stronati scrive al Presidente del Consiglio Matteo Renzi per eliminare la cosiddetta "tassa sul cambio appalto”. La lettera è stata ripresa dal Corriere della Sera e da Repubblica. 

Categorie: Primo Piano,   Servizi, manutenzioni e costruzioni Tags: cooperative,   Multiservizi,   crisi,   servizi,   lavoratori,   tassa licenziamento,   cambio appalto,   piccole e medie imprese,   contratto nazionale,   stabilità,   milleproroghe,   job act

Egregio signor Presidente,

Sono Massimo Stronati, Presidente della Federlavoro e Servizi di Confcooperative. La Federazione che ho l’onore e l’onere di rappresentare associa 5.051 imprese e conta 220.665 soci (persone fisiche e persone giuridiche). Gli occupati (soci lavoratori e addetti non soci) sono 170.800 per un fatturato aggregato pari a 7,9 miliardi di euro.

Mi rivolgo a Lei, senza alcuna polemica, con spirito costruttivo, determinazione e responsabilità.

Dal primo gennaio del 2016 centinaia di piccole e medie imprese si troveranno ad affrontare condizioni particolarmente complicate e difficili, per molte di esse il rischio concreto è di non farcela. L’intero settore che gravita intorno al contratto nazionale del multiservizi si troverà di fronte a quella che potrebbe rivelarsi una crisi strutturale.

La ripresa economica, i cui primi timidi effetti cominciavano ad avvertirsi, rischia di divenire per mote piccole e medie imprese solo un miraggio.

Tutto questo si poteva evitare, si può ancora evitare, il suo Governo, Lei signor Presidente, avevate ed avete ancora la possibilità di evitare che questo accada.

Nei giorni scorsi imprese e sindacati del settore, tutti insieme, hanno ripetutamente chiesto l’intervento del Governo da Lei presieduto, chiedevamo di eliminare la cosiddetta “tassa sul cambio appalto”, perché di questo si tratta, di una tassa e non di un ammortizzatore sociale.

In caso di cambio appalto, anche quando i lavoratori vengono riassunti dall’impresa subentrante, quella che lascia dovrà pagare, dal primo gennaio 2016, secondo quanto fu stabilito dalla Legge Fornero (la n. 92 dl 2012, articolo 2, Comma 34), dai 490 a i 1.470 euro per ogni suo dipendente, anche, come detto, quando il dipendente verrà riassunto. E’ un controsenso logico prima ancora che giuridico, un ammortizzatore sociale che non potrà essere destinato ai dipendenti perché questi saranno riassunti dall’impresa subentrante.

Le aziende del settore, infatti, applicano un contratto nazionale che prevede all’articolo 4, la cosiddetta clausola sociale, si impegnano cioè, in caso di cambio appalto, a riassumere il personale dell’azienda uscente. Eppure proprio queste aziende dovranno pagare lo stesso. Di fatto signor Presidente avete introdotto una tassa che colpisce proprio quelle aziende, piccole e medie imprese, che si impegnano a riassumere e a non creare disoccupazione!!

Mi permetta, sembra un modo curioso di sostenere la ripresa. Non solo, c’è un latro aspetto distorsivo che suona come una tragica beffa, l’importo da pagare sarà tanto più alto quanto più duraturo è stato il rapporto di lavoro, fino al 1.470 per rapporti di lavori superiori a tre anni, quindi le imprese che hanno creato lavoro più stabile saranno chiamate a pagare di più! Senza sapere a chi sarà destinato questo assurdo contributo, visto che, come detto, i dipendenti saranno comunque riassunti.

A questo quadro, che se non fosse tristemente reale, sarebbe incredibile e se non fosse tragico sembrerebbe ridicolo, si aggiungono delle possibili conseguenze che lo rendono ancora più fosco.

Molte aziende per evitare di pagare una tassa ingiusta, che potrebbe portarle alla chiusura, ove possibile, potrebbero ricorrere a soluzioni di tipo contrattuale, miranti ad evitare formalmente il cambio appalto, cercando cioè di far sopravvivere il regime di assunzione originario dei dipendenti. Questo comporterebbe eludere completamente il Job Act. E’ un ipotesi, forse solo un allarme infondato, ma se così fosse, centinaia di imprese, un intero settore, si troverebbe tendenzialmente impegnato ad eludere il Job Act. Potenzialmente migliaia di lavoratori non conoscerebbero mai il Job Act tanto volto dal suo Governo.

Non solo, potrebbe essere messa in discussione, da molte aziende, ob torto collo, proprio la clausola sociale, l’articolo 4 del contratto nazionale Multiservizi, il che appare davvero un controsenso assurdo, visto che la medesima è stata più volte richiamata anche dalla Legge delega in materia di appalti pubblici che avete varato solo pochi giorni fa in Parlamento. Mentre il Senato della Repubblica mirava a rafforzarla, la Camera dei deputati di fatto la tassava!

Ed ancora, molte aziende potrebbero vedersi costrette semplicemente a non pagare questa tassa ingiusta, il che determinerebbe un aumento esponenziale, strutturale del contezioso e questo non è certo un modo per sostenere le piccole e medie imprese, anzi è una delle vie maestre per decretarne l’affossamento.

Signor Presidente, conosciamo bene le mille difficoltà nelle quali il suo Governo sta operando, sappiamo che l’Europa chiede un rigore che lei sta comunque mettendo, razionalmente, in discussione, in ottica di rilancio dello sviluppo, e sappiamo bene che le risorse non sono illimitate, che devono essere fatte delle scelte.

Le chiediamo, però, che a pagare non siano ancora una volte le piccole e medie imprese, non quelle che in questi anni hanno tenuto e garantito lavoro, non quelle che si impegnano a garantirlo.

Durante i lavori dell’ultima legge di stabilità sono stati presentati diversi emendamenti, anche dalla maggioranza che sostiene il suo Governo, che proponevano l’eliminazione di questo controsenso, di questa tassa assurda, emendamenti dichiarati ammissibili, perché recavano l’indicazione della fonte normativa con cui coprire la spesa. Almeno per un proroga di un ulteriore anno, le chiediamo di tornare a prenderli in considerazione in maniera più approfondita, di fare una scelta, di intervenire, in maniera coerente, per evitare che centinaia di piccole e medie imprese, dal primo gennaio del 2016, si ritrovino a dover affrontare una crisi strutturale, che per molte di esse potrebbe determinare la loro stessa esistenza.

 

Con osservanza cordiali saluti e l’augurio sincero che per tutti noi possa essere davvero un buon anno nuovo.

 

Massimo Stronati

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