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Elogio della crescita felice - Contro l’integralismo ecologico, Chicco Testa ci racconta il suo libro

Elogio della crescita felice - Contro l’integralismo ecologico, Chicco Testa ci racconta il suo libro In occasione del Consiglio Nazionale della Federazione, il 25 ottobre alle ore 15.00, presso il Palazzo della Cooperazione,  si svolgerà un incontro per approfondire con l'autore Chicco Testa i temi dell'acompagnamento ed il supporto alle imprese nel corso della transizione ecologica anche a partire dagli spunti offerti dal suo libro. In vista dell'appuntamento abbiamo voluto fare una prima chiaccherata con lui.

Categorie: Primo Piano,   Sostenibilità ed ambiente,   Mobilità, trasporto e logistica Tags:

La questione ambientale è diventata purtroppo questione ideologica. Viene proposta, e forse per certi versi imposta, l’idea dell’uomo in contrasto con la natura. Il suo libro appare contro tendenza rispetto a questa impostazione, da cosa nasce l’idea di pubblicarlo?

L’ uomo è innanzitutto un essere naturale. “lasciate il filosofo senza pane e  acqua per qualche giorno e tornerà al suo stato di animale” è stato scritto. Quindi ogni politica ambientale non può fondarsi su una sterile contrapposizione. Non si tratta di salvare il pianeta. Il pianeta esisteva prima di noi e esisterà dopo di noi. Si tratta piuttosto di preservare un determinato equilibrio ecologico che garantisce le migliori condizioni di sopravvivenza alla nostra specie.

Ho cercato con i miei libri di rimettere questa discussione sulle gambe. 

Quale è il ruolo che dovrebbero svolgere i decisori pubblici per sostenere la transizione ecologica? Il Green Public Procurement, ad esempio, potrebbe essere uno straordinario strumento per rendere la spesa pubblica virtuosa. Con acquisti qualificati si potrebbero creare opportunità per le imprese, tanto lavoro e servizi adeguati ai cittadini. Sembra, però, mancare una strategia adeguata: il pubblico rischia, nel nostro Paese, di venire pensato ancora solo come un grande ammortizzatore sociale. Come i decisori pubblici possono qualificare la loro spesa e professionalizzare il mercato?

I decisori pubblici hanno una grande responsabilità perché possono con le loro politiche orientare l’ innovazione tecnologica in una direzione ambientalmente positiva. Per esempio anche con il green public procurement, ma non solo. La ricerca scientifica è un’ altra leva importante . 

È davvero così difficile comprendere che il principale nemico dell’ambiente non è l’uomo, ma la povertà? E che la transizione ecologica deve essere resa sostenibile economicamente e quindi socialmente per non creare avversione?

Quattro quinti dell’umanità vivono ancora in aree del mondo che non sono uscite completamente dalla povertà e che vogliono crescere. Se non rendiamo compatibili i due obbiettivi, crescita economica e miglioramento ambientale, non avremo il necessario consenso sociale.

Servirebbe un cambio di paradigma. Una cultura orientata all’efficacia, all’efficienza può essere di grande aiuto per migliorare gli acquisti e gli approvvigionamenti, la logistica, evitando sprechi, professionalizzando i servizi, aggiungendo valore ai clienti e diventando più flessibili. Quali sono secondo lei le resistenze più grandi a questo necessario cambiamento? E l’integralismo ambientalista può diventare una forma di conservazione?

Il cambiamento è sempre difficile. Richiede energia mentre lo status quo consente di restare nella propria comfort zone. Spesso anche chi richiede il cambiamento finisce per sposare atteggiamenti conservatori. È il caso  dei tanti gruppi locali che si oppongono a qualsiasi impianto che serva per esempio a migliorare il trattamento dei rifiuti o incrementare la produzione di energia rinnovabile. 

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