La
percezione del Made in Italy all’estero è legata alla moda, al design e
soprattutto al settore alimentare. Eppure quest’ultimo vale solo il 7% del nostro
export. “La vera Italia nel mondo”, sostiene una ricerca della Sace “sono i
nostri macchinari che valgono 74 miliardi di export (dati 2014) quasi tre volte
l’alimentare”. Eppure l’alimentare “corre” all’estero con maggiore velocità:
“Negli ultimi dieci anni”, precisa lo studio, “l’export di prodotti alimentari
è cresciuto molto di più rispetto a quello dei macchinari”. Secondo l’indagine
le vendite estere di macchinari italiani “cresceranno del 5% all’anno fino al
2018 raggiungendo i 90 miliardi”. Un’opportunità importante di sviluppo estero per
le imprese del settore purché come specifica il Rapporto Sace si faccia squadra:
“Se promuovessimo queste industrie come stiamo facendo per i prodotti alimentari
e le bevande otterremmo nei quattro anni 12 miliardi di export in più”. L’indagine
comunque evidenzia le ottime “caratteristiche qualitative dei nostri macchinari
e delle componenti di servizio a essi legate che li rendono poco esposti a una
competitività di prezzo di tipo cinese”. In esame cinque comparti, passati
sotto la lente d’ingrandimento di Sace: emblematico il caso di “Pompe e
Compressori” (6,3 miliardi di export nel 2014) le cui esportazioni fra il 2009
e il 2014 sono aumentate del 4,8% medio annuo, così come per “Motori e Turbine”,
(oltre 6 miliardi di export); “tra le destinazione da approcciare”, recita lo
studio, “va segnalata la Thailandia in cui esportiamo solo 20 milioni di euro
ma che nel 2014 ha domandato questi beni per oltre 3,5 miliardi (+12,6% medio
annuo dal 2009)”. La situazione non cambia concentrando l’attenzione sulle
“Macchine Utensili” che vantano 6 miliardi di export e una crescita media annua
del 5,9%. In questo caso si segnalano paesi come Stati Uniti, Corea del Sud,
Thailandia, Canada e Repubblica Ceca. Quanto alle “Macchine per l’Imballaggio”
(4,7 miliardi di export per una crescita media dell’8,6%) Sace individua due
paesi “con valori di domanda dall’estero ancora ridotti ma dalle importazioni
molto dinamiche che assieme rappresentano solo il 2% delle nostre esportazioni”.
Si tratta della Malesia con una crescita media di oltre il 19% e del Cile
(+14%). Riguardo ai “Macchinari per l’Industria Alimentare” contrassegnati da
una forte crescita media (+8,6%), il Rapporto sottolinea l’esistenza di mercati
“la cui domanda presenta opportunità, alcuni con livelli già consolidati come
Messico, Indonesia e Arabia Saudita. Altri come l’Etiopia che è in crescita del
22% all’anno. Per crescere di più il mondo dei macchinari dovrebbe “fare
sistema” puntando sul marketing e su una immagine più accattivante.
Necessiterebbe “un’operazione di filiera che dia credibilità alle eccellenze
del settore e che avrebbe una ricaduta positiva anche sulle Pmi”, dichiara Enzo
Papi. Gli fa eco Bruno Reggio: “Il nostro competitor è la Germania e i tedeschi
si presentano sui mercati in modo monolitico. Anche noi dobbiamo fare squadra”.