La Colombia
si consolida come terza economia dell’America latina dopo Brasile e Messico,
con all’attivo i migliori dati macro della sua storia e l’attenzione crescente
degli investitori stranieri. Forte di un piano infrastrutturale da 35 miliardi
di dollari – un primato per il paese – offre grandi potenzialità per l’export
delle aziende italiane. Il piano, che il governo colombiano ha in preparazione,
riguarda le infrastrutture che connetteranno tutte le aree del paese; lanciato
quattro anni fa tramite l’Agenzia nazionale delle infrastrutture, ora entra nel
vivo dopo una serie di riforme tra cui nuove leggi sulle concessioni, sul
commercio e gli arbitrati, sugli investimenti. I fronti del fare sono quattro,
e si dispiegano dal 2015 al 2027. La parte importante riguarda le strade (il
“piano 4G”), con 7mila chilometri e 24,5 miliardi di dollari spesi per 49 progetti
tra vie a pedaggio, gallerie, viadotti. Altri 4 miliardi andranno alle
ferrovie, poi 1,6 miliardi per gli aeroporti e 1,6 miliardi per porti marittimi
e fluviali. Il governo stima che tra l’indotto e le ricadute saranno investiti
circa 35 miliardi di cui circa metà pubblici, e il resto fondi provenienti da
tutto il mondo anche dall’Europa che partecipa alle concessioni pubbliche per
il 45% del programma, con 16 aziende europee già al lavoro. Il rafforzamento
della statualità colombiana in tutte le aree del paese è, tra l’altro,
possibile grazie agli accordi con le Forze armate rivoluzionarie (Farc),
rinnovati il mese scorso all’Avana per porre fine a quarant’anni di guerriglia,
che puntellano la presenza dello Stato nelle roccaforti dei militanti comunisti
e agevolano la lotta frontale ai cartelli della droga. L’accelerazione sulle
riforme ha creato infatti condizioni tali che secondo il rapporto Doing
Business 2014 della Banca Mondiale, la Colombia è il primo paese
latinoamericano per tutela degli investitori, e il sesto al mondo.
Come
ha dichiarato Vargas Lleras, braccio destro del presidente liberale Juan Manuel
Santos: “Non è stato un risultato semplice ma sostenuto […] dal lavoro degli
ultimi anni, per la stabilità del governo e dei conti pubblici”. La gestione
delle finanze ha ridotto il deficit fiscale, che ora rappresenta il 2% del Pil.
La crescita del Prodotto interno dà una mano a sua volta: +4,7% nel 2013, +4,8%
nel 2014 e con stime 2015 a +3,5%. “Il rallentamento è frutto del crollo del
prezzo del greggio e delle materie prime (in Italia le maggiori esportazioni
sono caffè, banane e cuoio: ma è imperniata sul settore minerario). «Circa il
20% del bilancio statale deriva dalla vendita di idrocarburi – commenta Vargas
Lleras – e il calo del barile a 50 dollari ha ridotto molto le entrate: nel
2015 abbiamo avuto meno spese, l’anno prossimo avremo meno investimenti”. La
correlazione tra export e spesa interna è diretta, perché da tre anni Bogotá ha
approvato una norma costituzionale chiamata “regla fiscal”, con cui il governo
vincola le spese alle entrate. “È una politica fiscalmente sana, anche se è
dura per la popolazione. Ma è l’unica che dà credibilità, e ci ha permesso di
collocare i bond statali a tassi favorevoli e tenere sotto controllo il debito
pubblico”, dice ancora il politico. Il ribasso petrolifero deve diventare, nei
piani del governo, un’opportunità per diversificare l’industria locale, che
aiutata dalla svalutazione del peso circa il 40% sul dollaro Usa negli ultimi
sei mesi – ha recuperato competitività nei settori agricolo e industriale.